L‘assessorato di Ultimo e l’ingratitudine dei tuttologi del web

Il web è ormai da tempo il luogo in cui chi non ha il coraggio delle proprie azioni diventa tuttologo ergendosi a moralizzatore

CATANZARO – A poche ore di distanza dalla nomina di Sergio De Caprio (Capitano Ultimo) ad assessore all’ambiente della Regione Calabria i sentimenti e soprattutto i commenti sui social si sprecano e sono di natura contrastante. C’è chi si schiera a favore e chi si schiera contro una tale decisione e chi appartiene a questa seconda schiera sceglie la via della ironia utilizzando parole del tipo: “zorro”, “Il cavaliere mascherato”, “è carnevale” e chi più ne ha più ne metta. Leggendo il danno provocato da Facebook che ha dato voce a chi riesce ad “aprire bocca” solo attraverso una tastiera viene da pensare a quanto sia grande l’ingratitudine delle persone. Sí, parliamo di ingratitudine nei confronti di un servitore dello stato e come più volte ha dichiarato lo stesso De Caprio, autodefinendosi, un servitore del popolo ossia della gente comune. E non gli si può dare torto.

Per chi magari non conosce la storia del “Capitano Ultimo” occorre ricordare semplicemente che quest’uomo, insieme a alcuni valorosi altri uomini dell’arma dei Carabinieri, ha vissuto nella assoluta clandestinità per molti anni con l’unico scopo di catturare, come poi ha fatto, il capo dei capi di Cosa Nostra, liberando da un cancro non solo la Sicilia ma l’intera nazione. A questo punto ci viene da pensare che la memoria del nostro popolo è molto, ma molto corta, oppure che della mafia, della ndrangheta ai calabresi non frega assolutamente nulla nel senso che non individua in queste organizzazioni criminali il maggiore male che relega la nostra regione agli ultimi posti di tutti gli indicatori economici nazionali e europei. Se fosse così sarebbe davvero avvilente e mostra che forse la causa del male della Calabria sono proprio i calabresi. È avvilente, dicevamo, come lo è la protezione che De Caprio ha dovuto adottare, coprendo il suo viso da oltre 25 anni, per non farsi riconoscere. Sì, perché la mafia lo ha condannato a morte. Se questo non è un ottimo motivo per farlo quale potrebbe esserlo?

Ma le domande che sovvengono a chi vi scrive sono: quanti di quelli che scherniscono con frasi da saoientoni ironici la figura di De Caprio sarebbero stati disposti a fare ciò che ha fatto lui? Ed ancora quanti di questi tuttologi del web non avrebbero protetto la propria persona se fosse stato condannato a morte dalla mafia? Io ritengo nessuno o pochissimi. Ma le parole sui social si sprecano, mah! Vi è da considerare che “Ultimo” accettando l’incarico affidatogli da Jole Santelli, espone esponenzialmente la sua persona in un territorio che non è certamente il cenobio di San Marco Argentano ai tempi di San Francesco di Paola. Perché lo avrebbe fatto? Per una voglia di protagonismo? Non crediamo minimamente a una tale ipotesi. Chi rischia ogni giorno la propria vita, costretto a nascondere il proprio volto per non farsi riconoscere, non si spinge certo ad accettare un ruolo del genere. Quindi la risposta viene da sé. Piuttosto chi commenta in modo ingrato sul web dovrebbe più che altro valutare come mai vi è stata la necessità di nominare De Caprio assessore all’ambiente. Le risposte sono molteplici. La prima forse perché l’ambiente è un settore delicatissimo della nostra regione interessato da cupidigia di stampo mafioso; oppure perché la politica non è in grado di garantire ciò di cui la nostra terra ha necessità. Continuare il discorso del genere sarebbe facile e lungo. A questo punto occorre solo fermarsi a riflettere approfonditamente e aspettare per valutare l’operato di De Caprio nell’ambito del suo mandato da assessore regionale all’ambiente senza però mettere in dubbio ciò che rappresenta il suo lodevole passato.