Che fine ha fatto il ricorso contro l’ordinanza della Santelli?
Emerge il tentativo maldestro di sfruttare politicamente la situazione contingente che però si presenta come un attacco francese per concludersi come ritirata spagnola
ROMA – A quattro giorni di distanza dalla ordinanza Santelli, che prevede (con regole rigidissime) la riapertura di bar e ristoranti ancora della impugnativa da parte del governo o da parte dei sindaci nemmeno l’ombra. Al momento si registra solo l’annuncio del ministro Boccia (lo stesso Boccia che in televisione diceva che il covid non era mortale) che da poco ha sottolineato: “Stiamo dando un’altra Chance alla Santelli, altrimenti domani ricorriamo al TAR“. Come a dire per il momento abbiamo “proclamato” e fatto politica ma nel frattempo prendiamo tempo perché forse riapriremo tutto anche noi. Pare sia svanita nel nulla tutta la propaganda messa in atto per attaccare il presidente della regione Calabria e insieme a lei gli altri presidenti di regione come Zaia (Veneto) e diversi altri che hanno compiuto la “lesa maestà” di fare un passo in avanti in regioni dove oggi si registra contagio Zero o contagi molto limitati. È davvero paradossale ciò che sta avvenendo con le forze politiche allo sbando e in Calabria con politici che prima chiedono di prolungare il lockdown, poi contraddicendosi chiedono il rientro delle persone bloccate nel nord del Paese, successivamente appaiono preoccupati per questi rientri da loro invocati tanto da chiederne i tamponi. Tutte richieste tardive perché già previste dall’ultimo Dpcm del 26 aprile e dalle ordinanze del presidente Santelli. Non siamo noi i difensori della presidente della Regione Calabria, o degli altri presidenti di Regione che oggi si trovano un passo in avanti rispetto al governo nazionale e ricorsi da chi pensa di fare colpi sensazionali attraverso proclami, ma leggiamo i fatti e soprattutto le tempistiche. L’ultima si è verificata ieri pomeriggio allorquando sindaci e rappresentanti delle istituzioni avevano chiesto a gran voce di “tamponare” chi rientra in Calabria nelle proprie residenze, richiesta superflua e tardiva come sottolineato dall’assessore al Walfare, Gianluca Gallo, che ha messo a tacere tutti con un comunicato dove lo stesso bolla come intempestiva tale preoccupazione perché la procedura di controllo sanitario è già insita nel programma di governo regionale. È normale che ciò che avviene non può essere che registrata dai cronisti e dai giornalisti ma chi fa politica però dovrebbe avere l’onestà intellettuale di fare un sano esame di coscienza.
Cosa intendiamo? Lo spieghiamo cercando di essere chiari e semplici. Chi ha invocato il rientro in Calabria dei residenti non si è minimamente sognato di ribellarsi al governo allorquando lo stesso bocciò qualche giorno fa al Presidente Santelli la richiesta di fare i tamponi nei luoghi di partenza a chi aveva intenzione di ritornare in Calabria, ma con lo stesso interesse di fare politica ha poi attaccato la Santelli (nascondendosi sotto la bandiera ondivaga della sicurezza) di non aver previsto i tamponi nei luoghi di arrivo, richiesta tra l’altro inopportuna e tardiva come sottolineato dall’assessore Gallo. Insomma il tentativo di fare politica è sfruttare il momento pandemico a proprio vantaggio politico è evidente a tutti i livelli, europei, nazionali, regionali comunale e se vogliamo essere sarcastici anche condominiali. Nel frattempo registriamo che le tre maggiori città calabresi sembrerebbero con tempi diversi concordare con l’ordinanza della Santelli. Cosenza è quella della prima ora, Catanzaro quella che aveva preso tempo ma poi allineatasi e Reggio Calabria che sembrava quella più netta e chiusa sembra pronta ad aprire le porte alla normalità. La prudenza in questo particolare periodo è sicuramente importante perché alla salute non rinuncia nessuno, ma la parola prudenza dovrebbe essere la parola d’ordine anche in politica dove spesso si fanno degli assalti francesi e subito dopo ritirate spagnole.