La nuova normalità e il tentativo di ridisegnare le regole sociali

Il fatto che si stia provvedendo a scarcerare pericolosissimi boss della mafia la dice lunga

a questione più dibattuta in queste ore in Calabria e nelle altre regioni è il nuovo DPCM che entrerà in vigore dal prossimo 4 maggio. Un provvedimento che si prospettava caldissimo ma nella realtà si è materializzato come tiepido. Il governo ha voluto mantenere un profilo molto prudente consentendo pochissime aperture con una serie di contraddizioni e con un “conflitto diplomatico” innescato con la CEI. Ma andiamo per ordine.
Innanzitutto in queste ore gli italiani si stanno dividendo tra “ultra prudenti”, “prudenti”, “spregiudicati” e “ultra spregiudicati” ossia tra quelli che sostengono il lock down e quelli del lock down si sono rotte le scatole, a giusta ragione.
Si, a giusta ragione. Lo spiegheremo tra poco.
Gli argomenti di maggiore interesse sono il ritorno delle persone rimaste bloccate al nord nei propri domicili nel sud del Paese e l’attacco frontale della CEI nei confronti del governo italiano. I vescovi italiani contestano a Conte l’inibizione della libertà di culto. Analizzando il DPCM forse qualche ragione i prelati ce l’hanno. Ad esempio non è consentito celebrare messa ma è riammesso il rito funebre nelle chiese. È chiaro che siamo difronte ad una contraddizione netta, sarebbe superfluo spiegare il perché. Inoltre, il governo consente la partecipazione al rito funebre, nelle chiese o all’aperto, ad un massimo di quindici persone. Qua si entra nel paradosso. Spieghiamo il perché con una domanda molto semplice. Come si fa a fare una selezione di chi deve partecipare al funerale di un congiunto? Se tra figli, mariti, mogli, sorelle, fratelli, padri, madri, nipoti il numero dei congiunti dovesse superare le quindici unità, tra questi chi dovrebbe rimanere a casa. Non vogliamo pensare ad una sorta di sorteggio per scegliere i “fortunati”, almeno immaginiamo che questo non sia l’intento del governo italiano.
Ma torniamo al discorso “rientro a domicilio” per chi è bloccato al nord. Su questo pur essendo concordi con il governo non lo siamo per la mancata indicazione delle modalità precise e delle precauzioni da adottare.

Ci si è limitati a sostenere che non debbano avere una temperatura corporea tale da destare sospetto. Toccherà a questo punto alle regioni adottare le misure di sicurezza per consentire un rientro sicuro e innocuo di molte persone che vivono uno stato di sofferenza fisica, economica e psicologica. Dire no al rientro sarebbe da irresponsabili, a meno che non vi sia un piano di sostegno al reddito di queste persone per consentire di “sopravvivere” perché di sopravvivenza si tratta.
Ma anche qua si annotando delle incongruenze da parte di chi chiede di mantenere tutto chiuso e contemporaneamente chiede il rientro a domicilio delle persone bloccate al nord. È ovvio che le due questioni sono in netta contrapposizione.
Mentre il dibattito comincia a farsi serrato, su questioni che a questo punto dell’emergenza comincia ad essere di “lana caprina”, assistiamo attoniti alla scarcerazione di quaranta pericolosissimi boss della camorra, mafia, ndrangheta da parte del governo italiano. Una notizia sottaciuta fino a ieri ma che è esplosa come una atomica grazie al servizio offerto da La7 e da Massimo Giletti. L’imbarazzo mostrato dal capo del DAP, Francesco Basentini (APPROFONDISCI LA NOTIZIA QUA) e l’indignazione di Giletti ma soprattutto quella mista a preoccupazione di Catello Maresca (magistrato anti camorra) hanno dipinto un quadro tanto imbarazzante quanto pericoloso di ciò che sta avvenendo sottotraccia coperto dall’argomento principe “COVID19”.
Quello che ci viene da pensare, e lo abbiamo detto in più di una occasione, è che il Coronavirus faccia parte di un disegno prestabilito per rimodulare il vivere sociale. Direte voi, possibile? Non lo sappiamo con sicurezza ma i sospetti sono tanti e sono dettati da una serie di indizi e dichiarazioni. Le app di tracciamento, i droni di controllo, il distanziamento sociale esasperato e molto altro sono dei segnali molto pericolosi per ciò che riguarda la limitazione della libertà individuale e collettiva. A ciò si aggiunga la ormai troppo spesso utilizzata espressione ritornare ad una “nuova normalità”.
Noi vorremo a tal proposito far notare che una “nuova normalità” non esiste, esiste solo la “normalità” magari migliore dal punto di vista morale ma non una “nuova normalità”. Questo termine, “normalità”, associato con la parola “nuova” presuppone un ridisegno delle regole del viver comune e queste regole da ridisegnare sono in mano a pochi oligarchi che potrebbero in un sol colpo e con la scusa del CODIV-19 ridisegnare una nuova società. Il fatto che si stia provvedendo a scarcerare pericolosissimi boss della mafia la dice lunga. Tutto questo va contro i principi di quel 25 aprile festeggiato soltanto pochi giorni fa.


La realtà è che occorre uscire con forza dalle nostre paure, che sono paure indotte da necrologi diramati dal governo. La domanda principe è: perché insieme ai morti da Covid non ci dite quanti morti da influenza stagionale, da ictus, da infarto del miocardio, da tabagismo e così via si stanno registrando in questi giorni. Perché questa richiesta? Perché vorremmo confrontarli con i dati statistici degli anni precedenti e vedere se effettivamente tutte queste persone sono morte davvero per il covid. Noi riteniamo che a morire per questo virus siano solo il 4% che è una percentuale che non giustifica più una restrizione di tale portata. Allora si ripensa al nuovo ordine delle cose che si vuole costruire, al nuovo modello di società, alla “nuova normalità”.
Perché ad esempio non ci dicono che la cura probabilmente già esiste ed è quella del plasma delle persone guarite?
La realtà è che noi conviviamo ogni giorno con miliardi di batteri e virus potenzialmente mortali e lo abbiamo fatto fino a prima della scoperta del Covid19 e volente o nolente ci dovremo convivere per il resto della nostra esistenza. Ed allora se è così dovremmo scegliere di vivere da paurosi sigillati in casa assecondando le “nuova normalità” o vivere da persone libere e coraggiose (che non vuol dire spregiudicate) pretendendo la verità sulla pandemia e soprattutto su quelle che sono le cure che sembrano già esserci.