Coronavirus Calabria – Effetti ritardati rispetto al nord del Paese

Gi spazi degli ospedali potrebbero essere meglio razionalizzare aumentando la capienza per frontaggiare l’emergenza Coronavirus

Come la crisi economica del 2007 i cui effetti nel sud Italia si sentirono a distanza di tempo rispetto al nord del Paese, anche questa crisi, di ben altra natura, arriva nella parte meridionale del nostro Paese in modo differito e c’è da sperare, e sopratutto da pregare che non sia virulena per come si è manifestata in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e in generale nelle cosiddette zone rosse. La Calabria sta vivendo una corsa contro il tempo impreparata dal punto di vista sanitario. Il Coronavirus, tra appelli scellerati dei politici che inneggiavano solo qualche giorno fa alla normalità, adesso fa davvero paura. L’appello di Jole Santelli di ieri sera è l’emblema di quella che è la situazione in Calabria. Carenze di organico, strutture ospedaliere fatiscenti, insufficienza di posti letto e soprattutto di posti di terapia intensiva (solo 107 in tutta la regione) mettono in allarme i calabresi che più che affidarsi ai medici (che sia oggi che ieri vanno ringraziati per il lavoro svolto in condizioni precarie) occorre affidarsi a Dio.

Paola – Ospedale civile “S. Francesco di Paola”

Tanto per capire quanto sia disorganizzata e impreparata la rete ospedaliera in Calabria possiamo prendere ad esempio la richiesta che è stato costretto ad inviare il sindaco di Paola, controfirmata dal consigliere regionale paolano, al presidente del consiglio Giuseppe Conte. I due rappresentanti istituzionali hanno chiesto in via emergenziale al capo del governo sostegni di varia natura e tra questi dei container attrezzati per la terapia intensiva per l’ospedale di Paola.

Al di là del fatto che sinceramente non sappiamo se esistano o meno dei “container” di tal genere e quindi ci asteniamo su questo argomento, la mente va indietro nel recente passato quando più volte la tenere banco sulle pagine dei siti di informazione, online e cartacei, fu la questione “poliambulatorio” che oggi occupa, impropriamente, l’intero terzo piano dell’ospedale paolano. Tutti sanno che i servizi poliambulatoriali, tra l’altro oggi sospesi (tranne quelli oncologici e di natura urgente) per l’emergenza Coronavirus, dovrebbero stare al di fuori della struttura ospedaliera ma a Paola, nonostante la provincia di Cosenza abbia affidato, per convenzione al comune, l’ex istituto scolastico di Rione Colonne, proprio allo scopo di collocarvi suddetti servizi, non è così. Se nel recente passato si fosse andati verso questa direzione l’intero terzo piano del nosocomio cittadino, oggi, sarebbe libero, magari pronto per essere allestito con posti letto per aumentare in generale quelli già numericamente carenti in tutta la regione, o magari essere utilizzati per allestire un intero reparto di terapia intensiva o sub-intensiva senza ricorrere a richieste di “container attrezzati” a tale scopo. Ma questo è un piccolo spaccato di quello che rappresenta oggi la sanità in Calabria e bene ha fatto la Santelli a dire con la massima sincerità, come un vero rappresentante delle istituzioni deve fare, come stanno le cose in Calabria. La speranza è che gli effetti del Coronavirus in Calabria si manifestino con una virulenza ridotta e speriamo soprattutto che questa difficile situazione che sta preoccupando tutti ci insegni che le cose nella vita possono cambiare da un momento all’altro ed è nostro compito non farci trovare impreparati.