Sanità Calabria – L’unica via è potenziare gli Spoke e specializzarli per branche mediche e chirurgiche

Il modello importato dalla sanità lombarda può funzionare solo con ospedali Spoke capaci di affrontare l’emergenza e l’urgenza medico e chirurgica

CALABRIA – La diatriba orrenda e preoccupante che stiamo assistendo, in un momento così delicato, che riguardano i due presidi dello Spoke Paola e Cetraro ha raggiunto livelli inammissibili e intollerabili. Nell’assistere al balletto dei reparti che vengono spostati da una parte all’altra giornalmente ci viene da fare alcune considerazioni.
Innanzitutto notiamo una inadeguatezza del commissario Asp, Giuseppe Zuccatelli che sembra essere entrato completamente nel pallone. Lo stato confusionario in cui versa traspare non solo dagli atti che ha assunto ma anche e soprattutto dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa, contro la stampa, per giustificare l’inverosimile. Zuccatelli parlando di fretta e confusione con giornalisti con una deontologia distorta, rassomiglia un po’ a quella vecchia storia del “bue che chiama cornuto all’asino”. In una situazione di emergenza urgenza come quella provocata dalla Pandemia Covid19, la stampa, quella non asservita e non muta difronte a ciò che sta avvenendo nello Spoke Paola-Cetraro, non può far altro che notare la mancanza di Dpi e un ritardo abnorme nel completare i lavori al 5 piano del presidio paolano dove dovranno trovare collocazione in via transitoria e emergenziale 4 posti di terapia intensiva.

Presidio ospedaliero di Paola

Reportage fotografici gentilmente offerti su Facebook fanno notare come la situazione sia in alto mare e che se questi sono i tempi, altro che pochi giorni, ci vorranno mesi per completare i lavori, e per quella data speriamo di essere usciti fuori da questa maledetta pandemia. E Zuccatelli che fa? Niente. Si limita a dire che i lavori sono iniziati e che altri sono stati autorizzati.
Spieghiamo a beneficio di chi fa finta di non capire le cose. L’ospedale di Paola allo stato attuale non ha i requisiti per la terapia intensiva. Ciò lo giustifica non solo la relazione con cui Capristo ha bocciato questa ipotesi ma anche il fatto che per far guadagnare tali requisiti al presidio ospedaliero paolano si sia dovuta cercare una nuova area (diversa dal 5 piano) per svolgere quei lavori autorizzati da Zuccatelli, per creare ex novo un reparto di rianimazione/terapia intensiva. Ma anche qua si registrano ritardi, perché come da noi documentato con foto (LEGGI QUA) il famoso terzo piano del vecchio blocco ospedaliero è un ricettacolo inguardabile frutto di lavori incompleti risalenti alla gestione Logatto allorquando il lungimirante direttore aveva intravisto la possibilità di creare ex novo un blocco operatorio con annessa rianimazione. Ma tutto si fermò per abbandono della ditta incaricata dei lavori e per la quale riteniamo che nessuno abbia chiesto conto.

Ma torniamo al presente. E questo dice che medici, sindacati del comparto sanitario, ma anche pazienti, sono tutti in rivolta per la mancanza di presidi protettivi, per la presenza di criticità che prima vengono rilevati e poi smentiti il giorno dopo. Una situazione quasi surreale che evidenzia come noi di Mimmo Abramo Notizie abbiamo ragione quando affermiamo (lo stiamo dicendo da quasi due anni) che il modello hub – spoke copiato dalla Lombardia non può essere attuato in Calabria. Sono troppo profonde le differenze che vi sono tra gli Hub e Spoke lombardi da quelli calabresi. In Lombardia uno spoke è in grado di affrontare senza problemi la gestione della urgenza e emergenza sia in campo medico che chirurgico, in Calabria invece esistono ospedali incompleti e inadeguati. Ecco perché sosteniamo con forza e lo ribadiamo ancora una volta che se si vuole continuare a mantere questo tipo di organizzazione della rete ospedaliera si deve andare verso la direzione del potenziamento di tutti gli Spoke in Calabria, senza alcuna distinzione dotandoli di uomini e mezzi capaci di poter affrontare l’emergenza e l’urgenza medico e chirurgica con l’accortezza di specializzare le varie branche. Dato che siamo abituati a fare delle proposte, alcune delle quali accolte da chi di dovere, proponiamo ai politici regionali si farsi carico di questo nuovo modello organizzativo senza indugio e senza paura e ossessione del risparmio. Nel lungo periodo una organizzazione efficiente innescherebbe un circuito virtuoso non solo con beneficio per la salute dei cittadini, ma anche di tipo economico-finanziario per il sistema sanitario. Lombardia docet.