Italia, aumenta il divario tra Nord e Sud

Il grido d’allarme del presidente U. Di. Con, Denis Nesci dopo il rapporto Svimez

ROMA – Le politiche economiche messe in atto in questi anni dai vari governi succedutesi alla guida del Paese non hanno sortito l’esito sperato, ossia quello di ridurre il gap economico tra Nord e Sud del Paese. Una recentissima indagine Svimez mette a nudo la realtà che dice che il divario non solo non si è ridotto ma addirittura si è ampliato. Su questa vicenda è intervenuto il presidente della U. Di. Con, Denis Nesci che ha lanciato l’ennesimo grido di allarme.

Continua ad estendersi il divario tra Nord e Sud – scrive in una nota il Presidente Nazionale dell’U.Di.Con. Denis Nesci – dall’ultimo rapporto Svimez emerge che la strada che il Sud deve percorrere per avvicinarsi alle cifre dell’occupazione del Nord è ancora molto lunga. Infatti, da dati emersi nel rapporto, i primi sei mesi del 2019 segnano una crescita occupazionale del Nord pari a +137.000, a fronte di un calo drastico del Sud Italia di -27.000.

Il Bel Paese si allontana dalla media europea e sembra non riuscire a recuperare i livelli pre crisi. Numeri raccapriccianti, dal 2000 più di 2 milioni di abitanti hanno lasciato il Sud, che continueranno a portare milioni di giovani meridionali ad abbandonare la propria terra per cercare un’occupazione altrove.  L’aumento del gap occupazionale è aumentato di 2 punti percentuali negli ultimi dieci anni – continua Nesci – ed è molto grave la prospettiva di crescita del Paese del prossimo anno. L’intero Paese, infatti, vivrà una debole ripresa, pari allo 0,6% ma il Mezzogiorno crescerà non oltre lo 0,2%. E’ preoccupante la diminuzione nel Meridione nelle spese in formazione e ricerca e sviluppo che continua a segnare aumenti dell’abbandono precoce del percorso di formazione.

Ma non solo, in quanto altri campanelli d’allarme scattano a causa della carenza dei servizi sanitari, che porta ad un’emigrazione verso il Nord di tutti quei cittadini che hanno bisogno di ricorrere alle cure. I dati che destano più preoccupazione, però, sono quelli riguardanti il ristagno dei consumi – incalza Nesci – in particolare il Nord sembra aver recuperato i livelli precedenti alla crisi, mentre al Sud i consumi risultano ancora in negativo, pari al -9%, con evidenti riduzioni dei consumi privati delle famiglie, specie quelli alimentari che continuano a calare. Bisogna lavorare per far sì che i giovani restino nella loro terra e facciano fruttare l’economia del Meridione, terra ricca di risorse ma senza incentivi da parte delle Istituzioni che si nascondono dietro un dito.

Il Governo dovrebbe supportare gli abitanti del Sud – conclude Nesci – effettuando degli investimenti che possano incentivare sia l’occupazione al Sud e limitare questo fenomeno migratorio cui sono costretti molti giovani ma non solo, sia i consumi delle famiglie, in modo tale da eliminare la classificazione che, per forza di cose, si è creata tra Consumatori di Serie A e Consumatori di Serie B”.