Consiglio Regionale – Callipo conferma le dimissioni

Il leader del centrosinistra non fa nessun passo indietro e chiede rispetto per la sua decisione che diviene irrevocabile

VIBO VALENTIA – Neanche il consiglio regionale ha fatto cambiare idea al “re del tonno”, Pippo Callipo. L’imprenditore calabrese, dopo essere stato presentato in popamagna dal centrosinistra calabrese come “uomo della svolta” lascia tutti, soprattutto il PD, orfano di un leader designato e sostenuto contro tutto e tutti. Callipo quindi non fa nessuna marcia indietro, anzi incalza dicendo: “la mia decisione deve essere rispettata“. Così Zingaretti, Oddati, Graziano e compagnia cantando, alla quale si aggiunge la classe dirigente politica di “Io Resto in Calabria”, la lista di riferimento di Callipo, non possono far altro che prendere atto di una sconfitta sonora concretizzatasi con una decisione che è divenuta irrevocabile. Certo che adesso si apre una discussione all’interno dell’intero centrosinistra regionale e in modo particolare all’interno del PD dove chi ha voluto il cambiamento attraverso l’espressione (semi) civica attraverso Callipo, dovrà assumersi tutte le responsabilità del fallimento di un progetto politico, già minato con la sconfitta alle regionali, ma divenuto devastante con le dimissioni del candidato presidente e consigliere regionale a soli quattro mesi dall’insediamento del consiglio regionale. A pesare sulle dimissioni di Callipo l’ormai famosa seduta del consiglio regionale dove si votò la legge sui vitalizi, poi ritirata a furor di popolo. Anche se molti hanno considerato il gesto di Callipo nobile, molti altri avrebbero sperato invece in una vera e propria azione di rinnovamento che in realtà si è interrotta sul nascere e con modalità e motivazioni non proprio edificanti.

Nel frattempo la frangia piddina esautorata da Zingaretti-Oddati-Graziano ha ripreso vigore, prova ne è l’ultima uscita dell’ex governatore Oliverio che nei giorni scorsi ha esternato e difeso il suo operato politico e isituzionale. Il tutto sta avvenendo nel silenzio imbarazzante del partito democratico regionale e nazionale. C’è da scommettere che presto tornerà in auge la contrapposizione tra la vecchia guardia piddina e chi invocava il cambiamento di rotta. La realtà però è un’altra e si basa su un fondamento imprescindibile per il vero cambiamento ossia il coraggio. Per operare un cambiamento radicale un partito non ha bisogno di pescare tra la società civile o ancor peggio tra pseudo società civile che ha passati politici anche avversi al proprio raggio di azione politica, ma deve avere il coraggio di lanciare persone nuove, con idee fresche, scelte tra i propri iscritti. Un partito dimostra coraggio se ai prossimi appuntamenti elettorali, locali o nazionali, si assuma la responsabilità di candidare capolista (camera, senato, candidati sindaci, segreterie di partito ecc.) uomini completamente nuovi liberi dai vecchi sistemi. Solo così si potrà attuare il vero cambiamento e il rinnovo della classe dirigente. Si avrà questo coraggio? Se non lo si avrà tutto ciò che verrà esternato, magari anche con enfasi comunicativa, non sarà altro che un tentativo di nascondere la volontà di non cambiare nulla.