Paola – Cesareo chiede il trasferimento della chirurgia a Cetraro. La struttura paolana giudicata pericolosa. Interessata la Procura della Repubblica

Il direttore sanitario dello spoke scrive al commissario Asp e per conoscenza alla Procura della Repubblica di Paola chiedendo il trasferimento dell’attività chirurgica a Cetraro

CETRARO – Non c’è pace per il nosocomio paolano. Dopo la vicenda legata alla chiusura delle sale operatorie per carenza di sangue, poi risoltasi, una nuova tegola, l’ennesima si abbatte su di esso e coinvolge nuovamente la chirurgia e l’ancora non operativo reparto di terapia sub intensiva che rischia di non vedere mai la luce.  Come più volte da noi sottolineato, infatti, l’apertura di questo reparto diventa davvero molto difficile, tanto è vero che, nonostante i vari proclami che si protraggono da febbraio scorso, lo stesso è chiuso, anzi non è mai stato aperto, risultando completamente spoglio di mezzi, macchinari e soprattutto di personale. Al di là di chi considera la cronaca giornalistica, quella vera e concreta, come un fenomeno da censurare, ciò che noi di Mimmo Abramo Notizie stiamo affermando da diversi mesi si è concretizzato in un atto reale e tangibile, inviato, per conoscenza, anche alla Procura della Repubblica di Paola, e quindi al suo capo, il dott. Bruni. Parliamo della proposta formulata dal direttore sanitario dello spoke Paola-Cetraro, Vincenzo Cesareo, contenuta in una missiva inviata il 27 agosto scorso, al commissario straordinario Asp, Simonetta Cinzia Bettelini, con la quale propone “per ragioni di sicurezza di trasferire tutte le attività operatorie dello spoke nello stabilimento ospedaliero di Cetraro a far data 15 settembre 2020“, che spoglierebbe di fatto l’ospedale di Paola, considerato “fatiscente e pericoloso“, di tutta l’area chirurgica. Tra i motivi, oltre a quelli strutturali, anche quelli legati alla mancanza di uomini, quindi di medici anestesisti necessari per gestire un reparto di terapia intensiva e sub intensiva. Cesareo non usa mezzi termini e scrive che “non è possibile allocare la rianimazione nella struttura ospedaliera di Paola” considerata come precedentemente accennato “fatiscente e pericolosa”. Uno stato, questo, come specifica lo stesso Cesareo, che è da diverso tempo a conoscenza anche della Procura della Repubblica di Paola, che viene chiamata in causa, in modo deciso, dal direttore sanitario dello spoke che scrive: “Si invita il Procuratore della Repubblica di Paola, che legge per conoscenza, di adottare finalmente conseguenziali provvedimenti finalizzati a tutelare la vita della utenza“.

La carenza di personale medico (anestesisti) sarà nei prossimi giorni ancor più aggravata dalla ulteriore perdita di due anestesisti che andranno a prestare la loro attività lavorativa in altre sedi (Asp). Una situazione surreale che leggendo la missiva di Cesareo, escluderebbe del tutto l’apertura del reparto di terapia intensiva nell’ospedale di Paola, come aveva senza troppi veli scritto nella sua relazione l’ing. Capristo. Leggendo la missiva, che chiama in causa anche il Procuratore della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni, il problema della terapia intensiva a Paola, non è più riconducibile alla sola carenza di personale, di mezzi e macchinari che comunque allo stato attuale non ci sono, ma è legato anche alla struttura

ospedaliera considerata “pericolosa e fatiscente”. A questo punto la domanda che ci poniamo e che si è posto anche Cesareo raggiunto telefonicamente è: se la struttura ospedaliera paolana è considerata dal suo direttore sanitario non idonea per ospitare un reparto di terapia sub intesiva, per quali motivi sono stati eseguiti i lavori di ristrutturazione dei locali ubicati al quinto piano? La domanda è posta non per gioire di eventuali fallimenti o per tifare per uno o l’altro presidio ospedaliero, ma per avere contezza di come vengono spesi i soldi pubblici che alla fine, questo giova ricordarlo a chi forse se ne è dimenticato, sono soldi nostri, soldi di tutti, che magari spesi diversamente avrebbero potuto migliorare l’offerta sanitaria. È chiaro che la lettera di Cesareo lascia spazio a sterili ed inutili campanilismi e/o proclami, ma a questo punto i sospetti da noi nutriti durante tutti questi mesi trovano (purtroppo) fondamento sulle dichiarazioni del direttore dello spoke Paola-Cetraro. Immaginiamo che su questa vicenda la Procura della Repubblica di Paola, vista la chiamata in causa, in qualche modo vorrà pronunciarsi, sperando che il tutto possa concludersi positivamente e per positivamente si intende un potenziamento dei servizi ospedalieri dei due presidi di Paola e Cetraro. L’augurio che tutti ci facciamo è che il reparto di terapia intensiva/sub-intensiva di Paola possa vedere finalmente la luce, anche se adesso appare tutto molto più difficile. Speriamo bene.