Intrappolati nella rete. I giovani e i social media. Quali i rischi per la salubrità?

L’analisi attenta della esperta mette in luce alcuni aspetti che spesso vengono sottovalutati

Dott.ssa Giorgia Pantusa Psicologa

Il social network oggi è divenuto il principale mezzo di comunicazione, attraverso cui avviene l’interscambio delle informazioni e l’incontro fra i giovani adolescenti, determinando pertanto un profondo cambiamento nella modalità di socializzazione. La scelta di essere online nel mondo virtuale per diverse ore al giorno, attraverso chat, condivisione di immagini e contenuti digitali, like e visualizzazioni si concretizza con l’esigenza di colmare quel senso di solitudine, e al contempo permettere di scegliere le modalità e le tempistiche di presentazione di se stessi nella rete. L’adolescenza pertanto si configura come quella fase evolutiva in cui ci si trova a fare i conti con nuove autonomie, nuove abilità sociali e cognitive che permettono di iniziare a costruire la propria identità in equilibrio tra aspettative altrui e propri bisogni. L’utilizzo dei social quindi si allinea perfettamente con questo bisogno evolutivo di sperimentare diverse parti di sé, dato che permette di selezionare i contenuti da condividere e scegliere il modo in cui presentarsi al resto del mondo. I social network inoltre, consentono di ottenere conferme e feedback da parte degli altri, elementi essenziali ai fini dell’approvazione personale rispetto al proprio grado di desiderabilità e riconoscimento sociale. In questo intricato tessuto virtuale, la condivisione di emozioni e vissuti personali viene visto da “vicino” ma postato a distanza di sicurezza, fra le mura della propria casa.

Quando l’uso dei social network diventa problematico?

In prima istanza è di fondamentale importanza considerare la quantità di tempo che si trascorre sui social network. Pur non essendovi un criterio oggettivo, è necessario come la navigazione su internet: youtube, solcial media e videogiochi, non siano le uniche attività svolte nel tempo libero, e che siano pertanto accompagnate da attività complementari e alternative. La realtà virtuale offrendosi dunque, dietro l’immagine di un mondo apparentemente più protetto e controllato, appare essere più accattivante di quella reale, tuttavia  il rischio è che sostituisca la vita reale, piuttosto che costituire un supporto a quest’ultima. Bisogna poi sempre fare attenzione alle caratteristiche psicologiche e relazionali di ogni ragazzo, oltre che al suo particolare momento di vita.

Come possono intervenire gli adulti ?
(Genitori, Insegnanti, Educatori etc..)

Assimilare una cultura informatica:
Il primo step è quello di familiarizzare con il mondo digitale. È importante che gli adulti riducano quel divario generazionale che li rende molto meno abili ed intuitivi con le tecnologie, in modo da avvicinarsi di più al mondo dei ragazzi, reale e virtuale.
Educare ad un uso consapevole e informato dei social network:
Demonizzando o vietando categoricamente qualcosa che ormai fa parte della quotidianità delle nuove generazioni, si rischia di non dare spazio ai bisogni e alle emozioni dei ragazzi. E’ importante quindi riconoscere l’importanza dei social network nel mondo di oggi e dare le corrette informazioni, né allarmiste, né sottovalutanti, rispetto alle numerose potenzialità e ai rischi dell’uso di internet.
Stabilire regole chiare e condivise riguardo ai tempi, ai contenuti e alle modalità di utilizzo:
E’ compito dei genitori stabilire delle regole sull’uso dei social network, ad esempio quando usarli, quanto tempo dedicarsi ad essi, che attività o che giochi svolgere (facendo sempre attenzione all’età e ai bisogni di ogni ragazzo). Quando subentrano delle difficoltà nella gestione di questa fase, dipese dalla scarsa collaborazione dei giovani è importante affidarsi ad un dialogo costruttivo, finalizzato non esclusivamente al “sapere” quelle che sono le conseguenze alle quali si va incontro durante l’uso prolungato dei social network, quanto piuttosto al “spiegare” attraverso una condivisione empatica e chiarificatrice, nella quale il genitore si avvicina al proprio/a figlio/a senza perdere il proprio ruolo ed il proprio compito: informare e responsabilizzare.

Ascolto e condivisione:

Spesso, l’uso delle tecnologie da parte degli adolescenti è un’attività solitaria, che non coinvolge i genitori o gli adulti di riferimento. Di conseguenza, un suggerimento potrebbe essere sicuramente quello di mettersi in una posizione di ascolto nei confronti dei propri figli, di curiosità ed interesse nei confronti del loro mondo e dei loro vissuti, senza minimizzare o drammatizzare ciò che vivono quotidianamente.
Infine, se l’uso eccessivo di internet è associato ad un disagio psicologico (ansia, isolamento sociale, depressione) oppure a sintomi psicosomatici significativi (cefalea, disturbi del sonno e dell’alimentazione), è fondamentale rivolgersi ad un professionista della salute che possa aiutare ragazzi e genitori ad affrontare la situazione.