Elezioni Regionali – Le varie ipotesi di coalizione spaventano i papabili candidati al consiglio regionale

Il problema, una volta delineati gli schieramenti, è quello di formare le liste. La paura per i papapili candidati è la frammentazione e il raggiungimento del quorum

CATANZARO – Ormai va così, sia a destra che a sinistra. La scelta del candidato presidente all’interno dei due schieramenti è diventata una telenovela senza fine. Da una parte Zingaretti sceglie Pippo Callipo ma parla con Oliverio che dà la sua disponibilità a fare un passo indietro su un nome terzo, diverso da quello dell’imprenditore calabrese; dall’altra il tormentone porta un cognome “Occhiuto”, con Salvini che insiste nel non voler candidare il sindaco di Cosenza che da canto suo sta attuando un pressing, coadiuvato da suo fratello Roberto (vicepresidente deputati FI alla camera) sull’ex cavaliere di Arcore per ottenere addirittura il simboli di FI per una corsa solitaria. In mezzo a tutti questi giochi di potere e di posizionamenti ci sono i calabresi che allo stato attuale non sanno ancora quali saranno i nominativi su cui far ricadere le loro preferenze (?) il 26 gennaio prossimo. Ma il problema, oltre ad essere per i calabresi, è per i partiti stessi, o meglio per alcuni di questi, che dovranno presentare le liste entro il 27 dicembre, quindi entro tre settimane. Il problema c’è e viene nascosto. Nel PD ad esempio la scelta di Callipo ha fatto saltare dalla sedia molti iscritti ai vari circoli calabresi che hanno optato per un ammutinamento.

Questi piuttosto che dover essere costretti a votare e far votare colui che nelle passate tornate elettorali è stato loro avversario politico preferiscono l’usato sicuro. Un problema che si riflette sulla creazione di liste forti, sì, perché i consiglieri regionali democrat, finora convinti di candidarsi nel PD, tanto convinti adesso non sono. Il motivo? Il raggiungimento del quorm. L’accoppiata Pd-Callipo presuppone quantomeno due liste, quella ufficiale democrat e quella del presidente che dovrebbe essere “Io resto in Calabria” (associazione di cui Callipo è ispiratore). Orbene, è chiaro che con una situazione del genere Callipo non ha alcuna possibilità di essere eletto, per dirla con le parole di Oliverio “è una missione suicida”, ed in questa missione quello che conta è il raggiungimento del quorum (8% di coalizione e 4% di lista – se si vince). A questo punto analizzando la situazione del Pd in Calabria molti hanno capito che con lo svuotamento della base riversatasi sulle posizioni di Oliverio, ancor di più dopo la scelta di Callipo, quali possibilità ha il Pd di raggiungere il 4%? Secondo noi lo raggiungerà agevolmente e lo supererà ma solo di qualche punto percentuale. Il problema è proprio questo. Basteranno percentuali al disotto del 10% per garantire almeno un eletto? E se la lista del presidente dovesse prendere una percentuale più alta? Occorre considerare, e questo ragionamento lo stanno facendo tutti che i consiglieri regionali e i papabili candidati, che i posti a Palazzo Campanella sono stati quasi dimezzati, sono passati da 50 a 30 e lo spazio si è ridotto drasticamente.

Una situazione che sta conducendo a scelte paradossali. Basti pensare che alcuni sono in campagna elettorale senza dire con chi si candideranno. Mai vista una cosa del genere. La domanda che tutti si pongono è: ma queste persone nei loro incontri e nei loro dibattiti a chi si rivolgono? Ad un elettorato di centrodestra? Ad un elettorato di centrosinistra? A quale elettorato di centrosinistra, quello pro o contro Oliverio? All’elettorato di Tansi? All’elettorato del M5S? Non è dato saperlo. Ma tornando ai posti riservati al nuovo consiglio regionale occorre considerare che ci saranno almeno 6 coalizioni e lo spazio per la legge dei numeri si riduce ancor di più, ed in modo drastico. Ma Zingaretti avrà una sua strategia che sarà sicuramente vincente come quella attuata in Umbria, oppure all’indomani della formazione del Governo Giallo-Rosso, allorquando Renzi, dopo aver fatto incetta di ministri e sottosegretari ha salutato tutti lasciando il Pd con una mano avanti e un’altra dietro. Stessa cosa dicasi per Salvini & C. che oggi fa l’alleato di Berlusconi dopo essersi suicidato lasciando il governo. A quell’epoca la Meloni e il Cavaliere per lui erano degli sconosciuti mentre adesso sono degli alleati di ferro. Il Matteo (verde) nazionale è tornato a fare l’alleato con la forza dei numeri senza contare che la Calabria non è l’Umbria e che molto probabilmente sia lui che il M5S se ne renderanno conto molto presto. Adesso poniamo un’altra domanda. E se Occhiuto decidesse di candidarsi in contrapposizione al suo schieramento di centrodestra, e dovesse avere un buon successo elettorale, quanti consiglieri regionali sottrarrebbe alla minoranza e al centrodestra sia in caso di vittoria che di sconfitta? O ancora, se dovesse candidarsi e prendere più voti del candidato di Salvini e Meloni cosa accadrebbe all’interno del centrodestra calabrese? Sono tutte domande alle quali si potrà rispondere dopo il 26 gennaio, qualora si verifichino le ipotesi fin qua illustrate.