CORONAVIRUS – Cambiano le regole della comunicazione dei contagi

L’idea del ministero della salute, già anticipata alle Regioni, è quella di non comunicare i dati relativi alle persone infette asintomatiche

ROMA – Cambiano le prospettive in ambito di segnalazioni dei contagiati da Coronavirus. L’idea del Ministero della Salute è quello di non comunicare più agli organismi internazionali i casi di contagio asintomatici, ossia coloro che pur risultando positivi al test non hanno sviluppato gli effetti del virus. Allo stato attuale gli asintomatici rappresentano il 40-50% di quelli attualmente registrati e finora regolarmente segnalati. Una prospettiva del genere è chiaro che farà abbassare statisticamente il numero dei contagi o per lo meno li farà restare stabili. Tale decisione è già stata anticipata nella giornata di ieri alle Regioni. Ma perché questa decisione? Ieri è stata spiegata da Giuseppe Ippolito dell’Istituto Spallanzani di Roma. “In Italia – ha spiegato Ippolito – si sta lavorando affinché vengano comunicati solo casi di nuovo coronavirus clinicamente rilevanti (cioè coloro che hanno contratto il virus e sviluppato dei sintomi). Quelli che invece, sono risultati positivi al tampone saranno inseriti in una lista a parte, ugualmente importante, che servirà ad una migliore definizione dello sviluppo della situazione epidemiologica”. È chiaro che una situazione del genere renderà chiara la situazione agli organi sanitari del Paese ma non darà un quadro esatto alla popolazione che può attingere notizie solo attraverso la comunicazione istituzionale. Da qui la polemica. Occorre considerare che esiste una circolare del ministero della salute che chiede a chi è asintomatico di non effettuare il tampone. Considerando che molti casi di contagio sono stati scoperti proprio attraverso questa condotta, se la circolare stessa dovesse essere rispettata alla lettera, diminuiranno drasticamente anche il numero degli asintomatici, ma questo non vorrà dire che effettivamente questi numeri siano reali. Inoltre, non sapere di essere stati contagiati potrebbe consentire al virus una maggiore diffusione.

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