Revisione processo Ceste. Ne abbiamo parlato con Sergio Caruso del team difensivo di Buoninconti

In una intervista le motivazioni che supportano la revisione del processo e la strategia difensiva del team di esperti ingaggiati da Buoninconti

Il processo “Ceste” è sicuramente uno dei casi processuali mediatici più discussi e partecipati degli ultimi anni. Con una condanna, quella del marito Buoninconti, passata dai tre gradi di giudizio, si è arrivati alla richiesta, da parte della difesa della revisione del processo. Nel team difensivo anche il criminologo calabrese Sergio Caruso al quale abbiamo posto delle domande per capire meglio su cosa si basa tale richiesta avanzata dalla difesa.

Caruso lei sarà nel team difensivo di Buoninconti, marito di Elena Ceste già condannato a 30 anni di reclusione. Di cosa si occuperà nello specifico?
Il nostro è un team difensivo multidisciplinare, composto da varie specializzazioni e da vari professionisti, è composto dal dottor Eugenio D’ Orio, biologo e genetista forense, procuratore speciale di Buoninconti, è composto dal dottor Davide Cannella, responsabile della Falco investigazioni un grande esperto in materia e dalla criminologa e esperta in Giurisprudenza Anna Vagli.
Tutti insieme ci occuperemo di fare nuove analisi , di fare nuovi confronti , di fare nuove ricerche, in questo ambito molto complesso perché è un caso che presenta molte criticità.
Quindi il nostro obiettivo sarà quello di partire dall’inizio e andare a vedere tutti i punti critici di questa vicenda e soprattutto dare delle motivazioni di carattere scientifico e non opinionistico come purtroppo si fa in tanti casi.

Buoninconti è stato condannato passando dai tre gradi di giudizio ma chiede la revisione del processo. Su quali tesi si basa tale richiesta?
La nostra richiesta innanzitutto è sottolineare delle cose che non sono state approfondite adeguatamente soprattutto i vestiti di Elena Ceste che siamo stati autorizzati attraverso la richiesta del nostro biologo
Forense alla visualizzazione , a visionare questi vestiti e seconda cosa è il movente che e’ estremamente indiziario perché su buoninconti non c’è nessuna prova , nessuna prova oggettiva contro questa persona, tra l’altro anche la perizia medico-legale su un cadavere in decomposizione da 9 mesi, non ha potuto confermare se la donna sia stata strangolata , lì si parla di asfissia che significa tantissime cose, quindi andremo a valutare tantissimi aspetti tra cui anche il profilo vittimologico che non è stato abbastanza approfondito

Eppure tutte le perizie, anche quelle che in passato sono state commissionate dal Buoninconti non sono servite per scagionarlo. Voi su cosa puntate?
Il nostro obiettivo è la ricerca della verità, siamo i consulenti di Buoninconti ma le dico che in scienza e coscienza se ci fossimo accorti dell’impossibilità della difesa di questa persona, ovviamente non avremmo accettato il caso. Però ci siamo resi conto di tante anomalie. Soprattutto quella che contro questa persona non ci sono prove, è un movente indiziario in cui insieme a questo movente indiziario dovevano essere preso in considerazione anche altre piste, tra cui il profilo vittimologico di una persona, la moglie, in questo caso che non sta a noi giudicare e non sta a noi, infatti il nostro pensiero va sempre alla vittima, inizia con un pensiero verso la vittima, però bisognava capire, indagando anche sul marito, capire quali sono degli aspetti pericolosi del vissuto di questa donna.

Non pare che a distanza di tanto tempo si possano trovare elementi utili per provare l’innocenza del Buoniconti?
Abbiamo individuato tantissimi elementi, come dicevo in precedenza , alcuni li abbiamo resi noti come ho detto quello del profilo vittimologico, come quello del movente come quello di analizzare i vestiti , altri invece preferiamo tenerli nel segreto professionale e li tireremo fuori al momento giusto e sono troppi casi in cui la macchina della Giustizia si è orientata verso processi indiziari. Io sono d’accordo a prendere delle decisioni dirette perché bisogna anche dare un segnale però non dobbiamo cadere nel giustizialismo perché il giustizialismo fa male anche alla giustizia stessa. Sono tantissimi i casi di soggetti che sono stati condannati senza prove ma solo con moventi indiziari