Plasma Iperimmune – Il business, l’efficacia e la questione morale

Ecco cosa emerge dal confronto delle audizioni in commissione senato di Marcucci e De Donno

Oggi torniamo ad occuparci della cura sperimentale del malato Covid19 con il plasama iperimmune del paziente convalescente. È ormai risaputo, anche se parliamo di sperimentazione ma con risultati strabilianti, che effettuare trasfusioni di plasma ricchi di anticorpi specifici contro il Coronavirus consente una guarigione rapida, nel giro di 2-48 ore del paziente affetto da Covid sia in condizioni moderate che gravi di insufficienza respiratoria. Detto ciò non si comprende tutto il terrorismo mediatico fin qui perpetrato. Il protocollo partito da Mantova con il prof. Giuseppe De Donno ha trovato ostacoli che sembravano insormontabili, soprattutto da parte della comunità scientifica italiana (come ci ha confermato lo stesso De Donno in una nostra intervista esclusiva GUARDA QUA) per poi divenire un protocollo sperimentale nazionale (Tsunami) affidato a Pisa con l’estromissione dello stesso De Donno. A questo punto tutti si chiedono, perché questa inversione di tendenza netta? E soprattutto dove si vuole andare a parare? L’inversione di tendenza è dovuta all’ormai eclatante successo della terapia che ha in un certo senso costretto tutti a ricredersi, mentre il dove si voglia andare a parare sorge il dubbio che la meta sia l’industrializzazione di un farmaco di sintesi e quindi il business colossale per alcune case farmaceutiche. E qui entra in gioco la politica. È ormai risaputo che Kedrion l’azienda farmaceutica di Paolo Marcucci, fratello del senatore Marcucci, capogruppo PD al senato, sia quella scelta per la sintetizzazione del plasma in laboratorio e della creazione di un farmaco a base di anticorpi specifici per il Covid-19. Il tutto partendo da la donazione gratuita e disinteressata da parte dei pazienti convalescenti.

Lo spiega in modo chiaro lo stesso Marcucci nella audizione di giovedì scorso in commissione igiene e sanità del senato, dove afferma di essere in grado di rendere una lavorazione artigianale costosa (quella attuale) più vantaggiosa su scala industriale, producendo un prodotto disponibile per 4 anni.

Per uno strano scherzo del destino è stato audito anche il padre della sperimentazione in Italia, il prof. Giuseppe De Donno che ha smentito clamorosamente questa teoria basandosi sul fatto che un prodotto di sintesi ritenuto “valido per 4 anni” potrebbe non essere efficace dopo pochi mesi per effetto della mutazione genetica del virus. Una smentita che riguarda anche i costi “della lavorazione artigianale” adotta da Marcucci, visto i costi molto contenuti che si aggirerebbero sull’ordine delle 80 euro.

Ecco il video dell’audizione di Marcucci

Seppur apprezzabile il tentativo di Kedrion che già sta operando in collaborazione con un colosso farmaceutico come Kamada, sorge un problema sia di natura tecnica che morale.


Andiamo nel dettaglio.

Partiamo da quello tecnico. Se il virus Covid-19, che appartiene alla famiglia dei Coronavirus e quindi virus a RNA, si dovesse comportare come gli altri appartenenti alla sua famiglia, questo andrebbe incontro a dei mutamenti genetici che renderebbero la lavorazione industriale del tutto inutile. Kredion e Kamada partirebbero dalla raccolta del plasma del paziente convalescente ricco di anticorpi che sono specifici per il virus attuale ma risulterebbero così del tutto inefficaci nel caso in cui il virus dovesse mutare nel corso del tempo. Dunque anche la sintetizzazione del plasma e la produzione del farmaco sarebbero del tutto inutili. Inoltre il plasma prelevato e utilizzato immediatamente è ricco non solo di anticorpi ma anche di sostanze anti-infiammatorie specifiche per le quali De Donno nutre dei dubbi di replica nel prodotto di sintesi in laboratorio.


Il secondo aspetto è di natura morale. Giuseppe De Donno ha più volte sottolineato nelle sue interviste, anche in quella a noi rilasciata, che la cura con il plasma iperimmune è un atto democratico “che parte dal popolo per ritornare al popolo” con costi che sono davvero irrisori rispetto alla sintetizzazione del plasma o addirittura alla produzione di farmaci a base di anticorpi.

LA POSIZIONE DI DE DONNO E LA CREAZIONE DELLE BANCHE DEL PLASMA

I dubbi sollevato dal prof. Giuseppe De Donno partono da una possibile mutazione del virus che renderebbe inefficace la sintetizzazione del farmaco ma renderebbe molto più efficace è sicura la creazione della Banca del Plasma. Ma perché? La risposta la dà lo stesso De Donno

ECCO IL VIDEO

In sostanza con la possibile mutazione del virus cambierebbero anche gli anticorpi che il paziente convalescente produce quindi di conseguenza con la banca del plasma si avrebbe a disposizione un siero sempre “aggiornato” ossia con anticorpi specifici sempre efficaci perché seguirebbero il corso del mutamento del virus nel tempo.
Tuttavia, al di là della produzione o meno del farmaco, a cui si arriverà in un modo o in un altro, quello che è importante è la creazione immediata nelle varie regioni italiane, delle Banche del Plasma, che possano seguire il corso di eventuali mutamenti genetici del virus e dare risposte efficaci e immediate ai pazienti Covid19.

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