Immuni al Covid 19 senza essere stati contagiati. L’interessante teoria proviene da uno studio americano

A scoprirlo sono stati gli scienziati del “Center for infectious disease and vaccine research” presso “La Jolla Institute for immunology”, in California

Sul Coronavirus se ne scoprono sempre delle nuove. L’ultima in ordine di tempo proviene da un team di ricercatori americani avrebbe scoperto che alcuni individui potrebbero essere IMMUNI al terribile patogeno, anche se non sono mai venuti in contatto con l’infezione.

A scoprirlo sono stati gli scienziati del “Center for infectious disease and vaccine research” presso “La Jolla Institute for immunology”, in California. Lo studio, disponibile qui ha lasciato di stucco i ricercatori di mezzo mondo.

Sono stati documentati numerosi casi secondo cui il nostro corpo è in grado di fornire una risposta immunitaria al Covid-19: dopo aver sottoposto a controlli un gruppo di 20 persone guarite dal Coronavirus, questi hanno infatti dimostrato che in ognuno dei casi il sistema immunitario è ora in grado di riconoscere e combattere il virus. Tale informazione eliminerebbe dunque ogni dubbio circa la capacità del futuro vaccino di fornire o meno una copertura.

Ciò che vediamo è una risposta molto robusta delle cellule T contro la proteina spike, che è il bersaglio della maggior parte degli sforzi in corso. Questi risultati sono davvero una buona notizia per lo sviluppo del vaccino” riferisce il dottor Alessandro Sette, che ha partecipato alla redazione del documento.

Nel gruppo di esaminati, vi sono dei soggetti risultati immuni pur non essendo entrati in contatto col virus: Secondo gli esperti californiani, questo fenomeno sarebbe spiegabile col fatto che quasi tutti i soggetti da cui erano stati prelevati i campioni di sangue fossero sicuramente entrati in contatto con il virus che provoca il raffreddore. Si sarebbe pertanto generata una cross-reattività, che in alcuni individui ha fornito una protezione contro il Covid-19.

Tuttavia occorre sottolineare per non suscitare facili entusiasmi che il campione a cui si riferisce lo studio è molto piccolo; la percentuale di popolazione che può essere “preimmunizzata” non è quindi necessariamente del 50%, ma potrebbe essere molto più piccola (o più grande); il fatto che esistano soggetti le cui cellule T sono in grado di riconoscere il virus, pur non essendo mai stati esposti ad essi, non vuol dire che quei soggetti non svilupperanno sintomi (anche se magari saranno più deboli, chi può dirlo); potenzialmente, se vi è cross-reattività tra coronavirus, l’epidemiologia su base serologica va a farsi benedire, perchè, oltre a cellule T, vi potrebbero essere anche anticorpi cross-reattivi (il significato dei test cambia, e diventa solo immunologico) lo studio va replicato al più presto (su base anche più ampia)”.

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