Blocco sale operatorie, per la Fidas le sacche di sangue sono state trattenute a Cosenza
Per il presidente della Fidas: “Paola da molti anni aveva l’autosufficienza. Oggi, per sopperire alla carenza di Cosenza, perché non autosufficiente, ci rimette il nostro territorio”
PAOLA – Passata ormai di moda l’apertura del reparto di terapia sub intensiva che nell’ospedale di Paola è ormai da mesi un reparto vuoto di mezzi e di uomini, e quindi mai aperto, la nuova tegola che cade sul nosocomio paolano e non solo, visto che la stessa tegola riguarda quello cetrarese, è la carenza di sacche di sangue che ha costretto il direttore sanitario dello spoke, Vincenzo Cesareo a chiudere le sale operatorie e trasferire le emergenze – urgenze a Cosenza. Al di la delle posizioni strumentali che questa decisione possa suscitare il direttore dello spoke si è trovato nel dovere di svolgere il proprio lavoro che segue un protocollo di sicurezza che stabilisce che senza riserve di sangue non si può operare. Cosa accadrebbe durante un intervento chirurgico se ci dovesse essere la necessità di trasfusioni? Con 12 sacche di sangue divise tra i due presidi ospedalieri è chiaro che non è possibile operare. Al di là di chi grida allo scandalo la realtà è questa. Ma per andare a fondo alla questione come è nostro costume fare, senza diramare al vento parole inutili ma utilizzando dati concreti, abbiamo sentito il presidente della Fidas di Paola, Carlo Cassano che ci ha spiegato come stanno realmente i fatti e abbiamo scoperto cose interessanti.
Ad esempio abbiamo scoperto che nel periodo dal 1/1/2020 al 20/8/2020 sono state raccolte 2127 unità di sangue (sacche). E che nello stesso periodo 2019 ne erano state raccolte 1840 quindi di meno.
Che dal 1/1/20-30/6/20 le unità raccolte sono state 1771 . Stesso periodo 2019 le unita raccolte sono state 1840
Che dal 1/2/2020-30/4/2020 la raccolta ammonta a 840 unità. Stesso periodo 2019 le unita sono state 826.
Che dal 1/6/2020-20/8/2020 le unità raccolte sono state 625. Nello stesso periodo 2019 erano state 581.
Ciò significa che nel 2020, sul tirreno cosentino, la raccolta è stata nettamente maggiore rispetto il 2019. A questo punto la domanda è: come mai con una maggiore raccolta di sangue nello spoke Paola-Cetraro si costringe il direttore sanitario a chiudere le sale operatorie?
La risposta sta nelle parole del presidente della Fidas Paola che “esprime un caloroso ringraziamento ai donatori per il grande impegno profuso in un periodo di difficoltà.
Il sangue raccolto sul territorio del centro Trasfusionale di Paola viene lavorato presso il Dipartimento dell’Annunziata di Cosenza. Dopo la lavorazione viene da loro stessi ripartito nella provincia ai centri trasfusionali di Paola, Castrovillari e Rossano. Rispetto a quello inviato da Paola ne ritorna molto di meno. Al Centro Trasfusionale di Paola da molti anni avevamo l’autosufficienza. Oggi, per sopperire alla carenza di Cosenza, perché non autosufficiente, ci rimette il nostro territorio”.
Dunque, ricapitolando: sul tirreno si raccoglie più sangue rispetto allo scorso anno ma da Cosenza, dove viene convogliato, ne ritorna un quantitativo nettamente inferiore a quello raccolto.
Ecco adesso ci sono gli spunti giusti per intervenire con cognizione di causa, sperando in una rapida risoluzione del problema.