La riapertura della Calabria tra ordinanze valide, annunci pubblicitari e ipotetiche ordinanza inefficaci

Per opporsi ad una ordinanza del presidente della Regione occorre ricorrere al TAR

PAOLA – La nuova Ordinanza del presidente della giunta regionale Jole Santelli che ha stabilito l’anticipo sui tempi su quanto stabilito dal nuovo DPCM ha creato scompiglio. Sempre più la gente si ritrova divisa tra favorevoli o contrari su riapertura o mantenimento delle misure restrittive. Ma a questo punto, una volta adottata la ordinanza Regionale ci si trova difronte ad un problema di natura giuridica. Sí, perché a quanto annunciato, molti sindaco sembrerebbero contrari a questa decisione e annunciano ordinanze proprie che dovrebbero andare contro quella di Jole Santelli. Per una questione di chiarezza occorre dire che

1. Un semplice post su Facebook non rappresenta un atto giuridico efficace. È necessaria una ordinanza che ancora non esiste

2. L’ordinanza di un sindaco per effetto della gerarchia delle fonti risulterebbe inefficace e quindi risulterebbe valido quello della regione Calabria.

Infatti, per poter opporsi ad una ordinanza della regione i semplici cittadini, i sindaci hanno un unico strumento ossia quello del ricorso al TAR. Chi è avvocato o uomo di legge queste cose le conosce benissimo e le conosce benissimo chi amministra perché stiamo parlando di regole giuridiche in ambito amministrativo.
Questo lo sanno bene i sindaci e lo sa bene il governo che attraverso gli organi di stampa non ha divulgato false notizie, ad esempio che l’ordinanza della Santelli non si deve rispettare, ma ha annunciato una diffida che è l’anticamera della impugnati a che si effettua davanti alla Consulta o davanti al TAR.
Dunque non si comprende come una amministrazione comunale possa seguire una strada diversa da quella di un governo.
La bontà di quanto stiamo affermando è data dal fatto che ieri chi sbandierava a in modo inopportuno alla bravura dei sindaci e dei loro post su Facebook oggi fa dietrofront e chiede al governo di impugnare l’ordinanza della Santelli, cosa tra l’altro annunciata dal governo senza alcun suggerimento.

Capiamo che ormai la politica si fa su Facebook, ma amministrare una città è una cosa diversa. Essa si amministra con atti e non con post social.


Detto questo si nota che su una questione così importante si gioca sul filo della politica. In realtà quello che si contesta al presidente della giunta regionale è la riapertura di bar e ristoranti di circa un mese rispetto a quanto preventivato dal DPCM.
È chiaro che si può essere contrari o favorevoli, su questo non ci sono dubbi (non è questo che stiamo discutendo e non ci interessa discuterne, per il momento) ma non bisogna avere il prosciutto davanti gli occhi. Basta uscire per le vie della città per notare le file davanti a negozi autorizzati e davanti alle farmacie per rendersi conto che il problema non sarebbero i bar o i ristoranti con tavoli all’aperto. Tra l’altro questi non sarebbero neppure pronti per aprire perché dovrebbero adeguare le strutture anche esterne per l’osservanza delle distanze di sicurezza e tutto il resto. Magari quello del presidente della regione immaginiamo sia stato un tentativo di consentire a questi gestori di anticipare i tempi per non trovarsi impreparati dal 1 giugno in poi.
Ma è chiaro che non siamo noi i difensori della Santelli o il portavoce del suo pensiero.
Registriamo soltanto dei dati di fatto e questo dicono che esiste una ordinanza di un presidente di regione come ne esistono molte altre come quella del Veneto (uguale identica a quella della Calabria) e che una ordinanza ha un suo valore. Adesso aspettiamo quello che faranno i sindaci che si sono dichiarati contrari. Di certo un semplice post su Facebook non ha alcun valore e dubitiamo che ne abbia un eventuale ordinanza sindacale. Vedremo!

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